Curati fino alla fine!

Molto avanti negli anni, il patriarca Giacobbe pronunciò questev parole: “Dio è stato il mio pastore da quando esisto fino a questo giorno” (Libro della Genesi cap.48 verso 15).
Questo uomo, vissuto migliaia di anni fa, era perfettamente consapevole che Dio aveva avuto cura di lui e che tutte le promesse fattegli si erano pienamente realizzate!
Carissimi, quando le forze calano, quando perdiamo la capacità di muoverci in completa autonomia, quando soffriamo la solitudine e la malattia debilita il nostro fisico, il Signore non ci abbandona ma ci conforta con le sue parole: “Fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie vi porterò; io vi ho fatti e io vi sosterrò; sì vi porterò e vi salverò” (Libro del profeta Isaia cap. 46 verso 4).
Sto consideravo, in questa breve riflessione, che quando siamo giovani e siamo nel pieno delle forze fisiche e mentali facciamo fatica a vedere gli interventi di Dio nella nostra vita, mentre quando gli anni passano e diventiamo anziani abbiamo bisogno di una “mano” che ci sostenga e ci aiuti a proseguire il cammino.
Questa mano ci è tesa da Dio che, come il Buon Pastore, si carica di tutti i nostri pesi per condurci “lungo le acque calme, sui sentieri di giustizia, verso pascoli di tenera erba” (Salmo 23).
Benedetto il suo Nome! 

Egli “ci corona di bontà e compassione; Egli sazia di beni la nostra esistenza” (Salmo 103 versi 4-5)!
A m e n

Per fede!

Nella Parola del Signore leggiamo: «Per fede Abramo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava» (Epistola agli Ebrei Cap.11 verso 8 ).
L’epistola agli Ebrei è conosciuta per il suo capitolo 11, dove oltre ad essere riportata la definizione di fede, sono anche riportati gli esempi di fede.
Abramo è uno di questi, il padre della fede.
Dio fece ad Abramo una promessa: da lui sarebbe nata una generazione numerosa come “la sabbia del mare”.
Ma per ottenere questo Abramo ha dovuto uscire dal suo paese e recarsi dove Dio lo stava mandando. Spesso sappiamo e crediamo che Dio ha un piano per noi, ma non sempre siamo disposti ad ubbidire e fare ciò che Dio ci chiede di fare per poter realizzare quel piano.
Spesso il Signore opera in modi diversi da quelli che pensavamo, e l’idea di seguire ciò che Dio ci dice ci mette in crisi.
Ma come Abramo, per fede seguiamo la Parola di Dio.
La fede non è un salto nel buio.
Abramo non sapeva dove Dio lo stesse mandando e quale fosse il progetto in atto, ma aveva una certezza: Dio lo avrebbe sicuramente condotto in un luogo buono, perché il Signore ha in serbo il meglio per i suoi figli!
Abbiamo fede, perciò, nel Signore; come Abramo agiamo per fede, perché Dio ha sempre il meglio per noi, ci ama e vuole condurci verso la meta finale: il cielo!

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Hanno un senso questi “giubilei”?

Il “giubileo”, secondo la Chiesa Cattolica?
NO, GRAZIE… non ha un senso biblico non avendo le finalità stabilite dalla Parola di Dio.
La tradizione ci tramanda che aveva, all’inizio, verso il 1300,una cadenza secolare.
Poi, nel 1350 d.C., il papa Clemente VI decise di accrciare il tempo tra un giubileo e l’altro portandolo a 50 anni.
Urbano VI lo ridusse a 33 anni in onore della durata della vita terrena di Gesù:
Papa Bergoglio lo ha ridotto ulteriormente a 25 anni.
Ci sono stati, nel passato rente, diversi giubileri cosiddetti straordinari.
Papa Bergoglio, per il 2025, ha indetto un nuovo giubileo.
E’ un evento che sta catalizzando l’attenzione del mondo, non solo cattolico.
Parliamone un po’.
La Chiesa cattolica, ad opera dell’antico papa Bonifacio VIII che ha indetto il primo giubileo della storia, ha sostenuto di imitare il giubileo israelitico dell’Antico Testamento.
La domanda che ci poniamo è come, quando e in che modo può esserci corrispondenza tra il “grande anno sabbatico israelitico” e il cosiddetto “Anno santo della Chiesa cattolica”, se è vero che quest’ultimo è un’imitazione dell’altro.
La Parola del Signore, nel libro del Levitico (al capitolo 25, di cui consiglio la lettura) dà delle indicazioni ben precise che stanno alla base dei “festeggiamenti” per il “giubileo” e che si possono riassumere in alcune disposizioni di carattere particolare:
«Conterai pure sette settimane di anni: sette volte sette anni; e queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Poi, il decimo giorno del settimo mese farai squillare la tromba; il giorno delle espiazioni farete squillare la tromba per tutto il paese. Santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non seminerete e non raccoglierete quello che i campi produrranno da sé, e non vendemmierete le vigne incolte. Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; mangerete quel che i campi hanno prodotto in precedenza» (Rif. versi 8-12);
«Se uno dei vostri diventa povero e vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, il suo parente più prossimo, verrà e riscatterà ciò che suo fratello ha venduto. E se uno non ha chi possa riscattarla per lui, ma giunge a procurarsi da sé la somma necessaria al riscatto, conterà le annate trascorse dalla vendita, renderà il di più al compratore, e rientrerà nella sua proprietà. Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in mano del compratore fino all’anno del giubileo, e al giubileo ne riavrà il possesso» (Rif. versi 25-28).

Secondo la legge di Mosè ogni settimo anno era considerato sabatico, cioè di riposo, anche i terreni dovevano “avere il loro tempo di riposo consacrato al Signore”, in quell’anno non si seminava e non si raccoglieva. Quello che cresceva spontaneamente era a disposizione del povero, dello straniero e degli animali. Questa norma non soltanto serviva a rinvigorire la terra, ma insegnava al popolo la realtà della provvidenziale potenza e presenza di Dio. Dopo sette settimane di anni, cioè 49 anni, il cinquantesimo era proclamato “anno giubilare”, cioè l’anno della redenzione. Tutti i prigionieri e gli schiavi ottenevano la libertà, ai debitori veniva annullato ogni debito. Ogni eredità era di nuovo riconsegnata all’erede originario. Tutti potevano raccogliere liberamente ed utilizzare i frutti che la terra produceva spontaneamente. Le proprietà, che erano state per qualsiasi ragione alienate durante i quarantanove anni precedenti, dovevano ritornare al proprietario iniziale, perché Dio ricordava al popolo che “la terra è mia e voi state da me come stranieri ed ospiti” (Rif. Libro del Levitico cap.25 verso 23). Dio insegnava al suo popolo che Egli è il Signore del creato e l’uomo ne è soltanto l’amministratore ed il possessore temporaneo, preparandolo a ricevere il vero Giubileo della grazia che gli sarebbe stato offerto dal Messia che doveva venire.
Che senso, allora, ha oggi l’istituzione del Giubileo?
Nessuno, in quanto le possibilità di essere “liberati dalla schiavitù spirituale” non sono limitate ad un periodo occasionale o stabilito, ma sono protratte nel tempo, fino al giorno del glorioso ritorno di Gesù Cristo per tutti coloro, che ponendo la propria fiducia nella sua perfetta opera redentrice, lo ricevono nel cuore come personale Salvatore e Signore.

Carissimi, solo «Il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Epistola ai Romani cap.1 verso 16), non può esserlo una tradizione opportunista, sperstiziosa, lontana anni luce dall’insegnamento della Bibbia:
La grazia del Signore è data gratuitamente a chi crede; la salvezza non è il risultato delle nostre possibilità umane o del pagamento di un’ingente somma di denaro ma è «il dono di Dio» (Epistola ai Romani cap.6 verso 23).
Non condividiamo, perciò, l’entusiasmo dilagante per un avvenimento che, in realtà, ha ben poco di spirituale… ma molto di materiale, viste le aspettative che ci sono, da parte di tutti, in termini di ricchezza, turismo, vendite di oggetti sacri, ristorazione…

In contrasto con la Parola del Signore!

Nella Parola del Signore leggiamo: « Allora Dio pronunciò tutte queste parole: Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me. Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso…» (Libro dell’Esodo cap.20).
L’ordine di NON ADORARE UN ALTRO DIO è affermato nei Comandamenti, che il Signore ha lasciato a Mosè; e questa proibizione non potrebbe essere più chiara e precisa!
Purtroppo, guardandoci attorno, scopriamo che la stragrande maggioranza della gente ignora completamente quest’ordine o, addirittura, non ne ha mai sentito parlare!
Ogni casa, ogni ufficio… le scuole, i tribunali, gli ospedali; ogni piazza, le chiese cattoliche, ecc. ovunque sono presenti statue, immagini e simboli religiosi, con il relativo altare.
Tutto spinge a dare il culto alla madonna, agli angeli, al crocifisso, a ogni “specie” di santo, alle reliquie, persino ai defunti!

Ogni città, ogni luogo elevato ha il suo santuario, ben in vista per attirare la gente e rafforzare la loro fede nelle tradizioni religiose e nei riti pagani che le accompagnano.
Queste cose sono strumentalizzate per procurare illeciti guadagni e ricchezze immense!
Nel Vangelo è riportato: «E (Gesù) disse loro: È scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”, ma voi ne fate un covo di ladri» (Evangelo di Matteo cap.21 verso 13)
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Carissimi c’è una sola verità che proviene dalla Parola del Signore ed è GESU’ CRISTO!
Perciò, è perfettamente inutile, addirittura blasfemo andare in cerca della statua più “miracolosa”, perché l’Unico che può darci delle risposte convincenti e delle certezze è il Signore, tutto il resto è inutile e impotente superstizione!

Rifiutato e disprezzato!

Nella Parola del Signore leggiamo: «E’ venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che lo hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio» (Evangelo di Giovanni Cap.1 versi 11-13).
Questo è uno dei versi con cui Giovanni apre il suo vangelo indicando Cristo come il Signore.
L’apostolo sottolinea come Gesù venne sulla terra, incarnandosi in un uomo, ma il suo popolo si rifiutò di riceverlo.
Tutti quelli, però, che hanno creduto in Lui e nel sacrificio perfetto compiuto in croce hanno ricevuto il titolo eccellente di figli di Dio.
Per essere insigniti di questo appellativo non bisogna essere “nati da sangue” (essere discendenti di Abramo), e neanche in virtù di qualche sforzo o sacrificio imposto con l’intento di riformare la propria vita, perché queste cose non hanno il potere di rigenerare spiritualmente il cuore dell’uomo, perché «quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito è spirito» (Evangelo di Giovanni Cap.3 verso 6).
Secondo l’insegnamento della Bibbia: «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio, e chiunque ama colui che ha generato, ama anche che è stato da lui generato» (Prima Epistola di Giovanni Cap.5 verso 1).
Per ricevere la vita eterna, dunque, è necessario credere in Gesù, poiché tutto il resto non conta nulla!

La fede cancella ogni dubbio!

Molte volte parlando del Signore emergono dubbi, incertezze e perplessità in chi ci ascolta: “Come sapere qual è la fede vera tra le tante?”.
Gli insegnamenti della Parola di Dio ci aiutano a superare ogni dubbio, rivelandoci il segreto per conoscere la verità.
Per conoscere, dunque, la via corretta per essere dei veri cristiani, è necessario fare QUELLO CHE DIO ORDINA e che la sua Parola ci trasmette.
Questo chiede una presa di posizione, una scelta e un agire di conseguenza.
A molte persone questo sembrerà un sacrificio troppo duro: “Lasciare le tradizioni? No, non ce la faccio! Oppure: “Cosa dirannoo i familiari e gli amici?”.
Ricordiamo… la questione è: “Vogliamo ubbidire a DIO?”.
Se vogliamo veramente conoscere il Signore dobbiamo necessariamente ubbidire ai suoi ordini, altrimenti continueremo a restare nell’ignoranza e nell’incertezza!

L’unica notizia davvero importante!

Ogni giorno ascoltiamo o leggiamo centinaia di notizie.
I mezzi di comunicazione fanno a gara nell’informarci di quello che avviene in ogni parte del pianeta.
Su internet possiamo cercare qualsiasi notizia su qualunque cosa, dalla tecnica alla medicina, dalla cucina alla moda, dallo sport al tempo libero, ecc.
Volendo, possiamo anche sapere tutto sulla storia delle religioni.
Una massa infinita di notizie pubblicate che ci aiutano a sapere tutto quello che c’è da sapere.

Ma c’è un un altro tipo di “sapere”, un’altro tipo di istruzione molto più importante delle altre, che Dio ci ha lasciato a completa disposizione: la Bibbia, il libro che è in grado di dissipare le tenebre dell’ignoranza e di liberare l’uomo dalla morte spirituale.
Questa Parola ci indica la via giusta da seguire per conoscere Dio, e raggiungere, per mezzo della fede in Gesù Cristo, la salvezza dell’anima.
Past. Michele Savino

Dio può fare tutto… anche al di là di ciò che immaginiamo!

Nella Parola del Signore leggiamo: «Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen» (Epistola agli Efesini Cap.3 versi 14-21).
Possiamo trovare molti spunti di riflessione nelle parole di questa MERAVIGLIOSA PREGHIERA DELL’APOSTOLO PAOLO!
Conosciamo, fin nei dettagli, le difficoltà che questo grande uomo di Dio ha dovuto affrontare per annunciare il messaggio del Vangelo e conosciamo la sua fedele sottomissione alla volontà di Dio, che lo aveva eletto “fin da quando si trovava nel grembo materno” ad essere un fedele servitore nella sua opera.
C’è sempre una nota di speranza che traspare dalle sue parole, nonostante tutto, e che lo spinge a proseguire il suo cammino per la gloria di Dio, nella consapevolezza che risponderà ad ogni necessità… secondo le infinite ricchezze della sua bontà!

Carissimi, questa preghiera riassume in poche parole quello che dovrebbe essere il “contenuto” delle nostre preghiere.
Di cosa abbiamo bisogno?
Abbiamo bisogno:
– che il nostro “uomo interiore” SIA RESO SEMPRE PIU’ FORTE attraverso l’azione dello Spirito Santo;
– che la presenza di Cristo nei nostri cuori alimenti, mediante la fede, l’unione personale con il Signore;
– che conosciamo l’amore infinito che Cristo ha avuto per gli uomini. Un amore che, per quanto la ragione s’affatichi a misurarne le «dimensioni», sorpassa ogni intelligenza;
– che camminiamo con gioia sul sentiero della santificazione, verso la perfezione della vita cristiana.

Se qualcuno nutre ancora dei dubbi, riguardo alla potenza di Dio e al suo essere fedele alle promesse, ebbene ricordi sempre che Dio può fare e fa per le sue creature «infinitamente al di là» di ciò che esse possano domandare e capire!
La serva di Abramo chiede un sorso d’acqua e Dio gli fa trovare una sorgente d’acqua (Libro della Genesi cap.21 vesro 19).
Saul cerca le asine smarrite di suo padre e trova un regno (Primo Libro di Samuele capp.9-10).
Davide chiede del pane e riceve un regno (Primo Libro di Samuele cap.21 verso 3.
Questi testi ci ricordano che il nostro Dio è un Dio onnipotente ed infinitamente buono. Impariamo a domandare delle cose grandi a un Dio grande com’è il nostro Dio; e, soprattutto, impariamo a riconoscere che per quanto grandi possono essere le cose che chiediamo, Egli può fare e vuol fare ancora per noi molto al di là di quello che abbiamo chiesto!

Il “poco”, che abbiamo in terra, lascerà il posto al “molto” che Dio ci ha riservato nella sua dimora!

Nella Parola del Signore leggiamo: «Sono stretto da due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma, dall’altra, il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi. Ho questa ferma fiducia: che rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede, affinché, a motivo del mio ritorno in mezzo a voi, abbondi il vostro vanto in Cristo Gesù» (Epistola ai Filippesi Cap.1 versi 23-26).
Questo testo, scritto dall’apostolo Paolo, ci aiuta a riflettere e considerare quanto sia importante, per il vero credente, aspirare ad andare ad “abitare” con il Signore.
La vita terrena ci riserva tribolazioni di vario genere a causa della malvagità che domina il cuore dell’uomo.
Abbandonare questo “corpo mortale” rappresenta, perciò, la più alta aspirazione che si possa avere!
Il Signore ci invita a non affondare le “radici” della nostra vita sulle cose effimere e traballanti che questo mondo offre ma a PROTENDERCI SEMPRE verso il futuro, con piena fiducia in Lui e nella sua santa Parola.
In questa mia breve riflessione, ho potuto anche considerare che solo quelli che appartengono al Signore, per la fede in Gesù Cristo, possono affermare con l’apostolo Paolo: «Per me il vivere è Cristo e il morire guadagno» (Epistola ai Filippesi cap.1 verso 21).
La morte era un “guadagno” per Paolo!
Perché?
Perché METTEVA FINE ad ogni sofferenza; lo liberava dal carcere e lo conduceva alla presenza del Signore.
Carissimi, che privilegio anche per noi poter considerare che a tutti quelli che credono è riservata la stessa promessa:
IL CIELO INVECE DELLA TERRA!
LA PACE E LA GIOIA DEL CUORE INVECE DELLA SOFFERENZA!
LA PERFEZIONE SPIRITUALE INVECE DELLA CORRUZIONE DEL PECCATO!
Ringraziamo il Signore perché ciò che generalmente produce la morte fisica, preludio all’eterna separazione da Dio e condanna alla perdizione eterna, non riguarda il credente.
Colui che appartiene al Signore per la fede in Gesù Cristo lascia sulla terra il “poco” ricevuto per natura per ricevere il “molto” che Dio gli ha riservato nei cieli!
Alleluia!

Dio è amore!

Nella Parola del Signore leggiamo: «In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo» (Prima Epistola di Giovanni cap.4 verso 9).

Se dovessimo porci delle domande riguardo alla creazione del mondo, alla nostra esistenza, alla nostra capacità di ragionare… non potremo fare a meno di pensare a Dio e al suo infinito amore!

Nel testo di questa breve riflessione, l’apostolo Giovanni presenta il miglior esempio possibile di amore, quello di Dio.

Colui che ha creato ogni cosa e che “vive” da eternità ad eternità, ha manifestato praticamente questo amore in Gesù Cristo; è scritto, infatti: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Evangelo di Giovanni cap.3 verso 16).
Carissimi, la parola “amore” ha molti significati; molti la usano semplicemente e relativamente al rapporto fra persone che si amano reciprocamente.
Qualche volta si ama per interesse, sperando di guadagnarci qualcosa; altre volte la parola è usata solo per riferirsi ad un rapporto sessuale.
Questo ci fa pensare all’amore umano come a qualcosa di fragile e, soprattutto, legato alle situazioni che si vivono al momento.
L’amore di Dio non ha nulla in comune con l’amore umano!
Ecco perché per tanti sentirsi dire che Dio li ama è incomprensibile; tuttavia, la Bibbia afferma che «Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Epistola ai Romani cap.5 verso 8). 
Dunque… Dio non ci ama in funzione di quello che siamo, o di cosa facciamo per Lui, o di quanto ci sacrifichiamo per piacergli.
Non è la nostra buona condotta a farci amare da Dio, in quanto Egli ci ama perché «è amore» (Prima Epistola di Giovanni cap.4 verso 8). 
Non dubitare di questo amore di Dio, perché. a differenza nostra, Dio non è un uomo che possa mentire!
Egli non inganna nessuno e se dice di amarci, ci ama davvero!
Mettiamo, perciò, la nostra vita nelle sue mani; abbiamo fiducia in Lui per la salvezza dell’anima e scamperemo con certezza dalla perdizione eterna!

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